Rivoluzione, potenziale cambiamento, innovazione radicale. Sono definibili in svariati modi le novità apportate lo scorso 14 settembre 2018 con l’approvazione del Decreto Concretezza voluto dal Ministro per la Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno. In breve, la disciplina del presente decreto legge mira a contrastare con forza l’assenteismo dei dipendenti nei pubblici uffici, prevedendo ed applicando misure concrete sulla rilevazione della presenza nella pubblica amministrazione, quali l’utilizzo di dati biometrici (come ad esempio le impronte digitali), sistemi di videosorveglianza e altri mezzi per un controllo efficiente del rispetto degli orari lavorativi; o almeno di presenza negli uffici e nelle strutture.
Le pubbliche amministrazioni, in sintesi, dovranno adeguarsi in tempo breve alle nuove disposizioni normative, conformandosi – oltre al decreto Concretezza ed alla sua imminente trasposizione in legge ordinaria – ai principi generali contenuti nello Statuto dei Lavoratori. Vediamo insieme come.
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La rilevazione con le impronte digitali
Occorre, sin da subito, un excursus specifico sui sistemi biometrici utilizzabili per il monitoraggio delle presenze. E’ ormai risaputa la difficoltà e la certezza, soprattutto nell’ambito del settore pubblico, della rilevazione presenze tramite badge identificativo, in quanto è facilmente aggirabile da tutti quei dipendenti assenteisti che timbrano il cartellino, senza poi recarsi sul posto di lavoro. Nel corso degli anni sono stati prodotti diversi e innovativi strumenti alternativi (come la biometria) per la rilevazione della presenza, i quali hanno però dovuto – sino ad oggi – pagare il pesante scotto delle restrittive normative a tutela della privacy (spesso basate solamente su fatti concettuali e senza valutare tecnicamente il metodo di funzionamento in se), posizione soggettiva tra le più garantite nel nostro ordinamento per il prestatore di lavoro.
Senza dubbio, il principale sistema biometrico su cui le polemiche persistono da diversi anni è l’impronta digitale. Sono indiscutibili i vantaggi derivanti dalla rilevazione di impronte digitali in ambito HR, dal momento che l’identificazione di tratti e caratteristiche fisiche della persona riduce vicino allo zero la percentuale di falsificare o sviare il proprio accesso in azienda.
Tecnicamente, le impronte digitali non vengono mai salvate in cloud o su sistemi di gestione aziendali; le stesse risiedono sempre su un badge, lo stesso che fino ad oggi i dipendenti hanno sempre usato per “timbrare”; la differenza sta nel fatto che, dopo aver avvicinato il badge al terminale, per confermare la propria identità sarà necessario far leggere allo stesso la propria impronta digitale. Il terminale non farà altro che confrontare se le due impronte (quella salvata sul badge e quella di validazione) siano uguali, senza trasmettere nulla in rete o all’azienda.
Infine, alla rilevazione “smart” tramite impronte digitali, si accompagna il proliferare sul mercato di nuovi e differenti sistemi biometrici. Esiste un ampio ventaglio di sistemi alternativi, come:
- La rilevazione dell’iride o della retina dell’occhio;
- Impianti audiovisivi;
- Controlli digitali avanzati sulla firma sottoscritta;
- Riconoscimento del viso e sensori ID.
L’alternativa: utilizzare lo smartphone personale
Anche se non contemplata nel Decreto legge, il progredire delle tecnologie hanno reso possibile un’altra grande modalità di validazione della presenza in azienda: l’utilizzo degli smartphone personali degli stessi dipendenti. Di fatto, poter timbrare il proprio “cartellino presenze” sarà possibile utilizzando il proprio cellulare per mezzo di varie tecnologie: la geo-localizzazione, il rilevamento della rete Wi-Fi aziendale, la vicinanza tra il proprio device ed il terminale aziendale.
Quale dipendente, d’altronde, consentirebbe l’utilizzo del proprio smartphone ad un collega per registrare la presenza, considerando che il telefono deve necessariamente essere sbloccato, avendo così possibilità di accedere a tutti i dati personali del proprietario del telefono?
In ogni caso, nel campo della rilevazione presenze si registra, nell’ultimo decennio, un considerevole balzo in avanti per via della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica. Nello specifico, smartphone e tablet sono oggi strumenti di primo piano in tale ambito, in quanto velocizzano i tempi di veicolazione delle informazioni e ne consentono addirittura la gestione in tempo reale. Un dipendente può, infatti, timbrare il cartellino selezionando la notifica dell’apposita App sullo schermo del dispositivo, creando un flusso diretto di interscambio (domande, richieste personali, precisazioni, trasparenza di dati…) con l’azienda.
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