Permesso per donazione sangue: a chi è rivolto e come funziona

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Donare il sangue è certamente una delle attività più altruistiche che una persona possa fare, perché può essere determinante per salvare vite.

Data l’importanza di questa azione, il datore di lavoro deve concedere permessi ai donatori di sangue seguendo quanto prescritto dalla legge.

È importante conoscere le norme che regolano la concessione di questo diritto, chi deve pagare le ore di lavoro perse per andare a donare il sangue, come funzionano i rimborsi, i sistemi migliori per amministrare le assenze e le retribuzioni.

 

Come funziona il permesso donazione sangue?

La prima cosa da sapere è che il permesso donazione sangue è destinato solo ai lavoratori dipendenti regolarmente assunti da un’azienda, quindi le partite iva e i parasubordinati sono esclusi da tale diritto.

I requisiti che deve avere il dipendente per ottenere il permesso sono molto semplici, infatti egli deve:

  • Donare almeno 250 grammi di sangue
  • Recarsi in una struttura fissa o mobile per la donazione del sangue (centro di raccolta, centro trasfusionale) che sia autorizzata dal Ministero della Salute

Ora che è chiaro a chi spetti il permesso per la donazione di sangue vediamo per quanto tempo può assentarsi il lavoratore dal proprio posto.

 

Quante ore sono consentite dal permesso per donazione sangue?

Anche se la fase di donazione non dura molto e, di solito, non genera effetti collaterali rilevanti, la legge prevede che il donatore possa prendersi un’intera giornata di riposo a seguito del suo generoso gesto.

Per essere ancora più precisi: il lavoratore torna alle sua mansioni in azienda 24 ore dopo aver effettuato la donazione.

È importante sapere che alla persona sarà riconosciuta la retribuzione corrispondente solo alle ore di lavoro effettivamente perse.

Vediamo un esempio per capire meglio questo aspetto.

Prendiamo in considerazione un dipendente con un contratto che prevede un orario di lavoro che va dalle 8 alle 12 e dalle 13 alle 17, dal lunedì al venerdì.

Se si assenta dall’azienda per la donazione un giovedì alle ore 10 dovrà tornare al lavoro venerdì alla medesima ora e gli verrà garantita la retribuzione per le 6 ore lavorative non effettuate.

Se la donazione è programmata alle 8 del sabato o della domenica il lavoratore non avrà diritto ad alcun compenso, perché il lunedì alle 8 si dovrà recare regolarmente al lavoro, proprio perché sono trascorse le 24 ore dal momento in cui ha donato il sangue.

 

Permesso retribuito per donazione sangue: chi paga e come?

Il dipendente non vede variazioni in busta paga se durante il mese si assenta per donare il sangue in un centro autorizzato, perché il compenso previsto per le ore dedicate alla donazione corrisponde a quello che avrebbe percepito lavorando regolarmente.

Continuando con l’esempio fatto in precedenza e considerando un turno di lavoro con una tariffa oraria di 10 euro, se il dipendente perde 6 ore di lavoro per fare la sua donazione di sangue riceverà comunque una retribuzione di 60 euro, comprendenti tutti gli elementi che la compongono normalmente (ad esempio: scatti di anzianità e indennità).

A pagare, per usare un termine molto diretto, è direttamente il datore di lavoro, il quale anticipa la quota spettante al dipendente per le ore non lavorata ma dedicate alla donazione.

Successivamente il datore di lavoro recupera l’importo grazie a una compensazione con i contributi INPS che deve versare.

In definitiva, a farsi carico del permesso per la donazione del sangue è l’INPS, ma è comunque l’azienda a dover gestire anticipi, contabilità, documenti.

 

Donazione sangue e permesso: quali documenti servono?

Non basta un avviso a voce del dipendente al datore di lavoro o all’amministrazione dell’azienda per ottenere un permesso retribuito che copra le ore destinate alla donazione del sangue, ma è necessario fornire un documento che funge da “pezza d’appoggio” legale.

In particolare il dipendente deve presentare il certificato medico rilasciato dopo la donazione in cui sono riportati i dati identificativi della persona, la quantità di sangue donato, il giorno in cui è stata fatta la donazione e, molto importante, anche l’ora (elemento determinante per stabilire il tempo di riposo e la corrispondente retribuzione).

Ovviamente il dipendente deve preavvisare il datore di lavoro comunicando la data e l’orario in cui dovrà assentarsi dal lavoro per la donazione. Di solito il numero di giorni d’anticipo con cui deve essere fornita questa informazione è indicato nel CCNL.

Un congruo preavviso è necessario per riorganizzare l’azienda gestendo la forza lavoro al meglio e per non ritardare consegne o penalizzare altri dipendenti costretti a improvvisi straordinari.

 

Permesso donazione sangue: legge

Le norme da tenere in considerazione quando si deve gestire o chiedere il permesso per la donazione del sangue è la legge 21 ottobre 2005, n. 219Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale degli emoderivati”.

In particolare, l’articolo 8 prende in esame l’astensione dal lavoro e dice che “i donatori di sangue e di emocomponenti con rapporto di lavoro dipendente hanno diritto ad astenersi dal lavoro per l’intera giornata in cui effettuano la donazione, conservando la normale retribuzione per l’intera giornata lavorativa”.

E, inoltre, sottolinea che “i certificati relativi alle prestazioni effettuate sono rilasciati al donatore dalla struttura trasfusionale che le ha effettuate”.

Per quanto riguarda il rimborso ai datori di lavoro per i giorni di riposo del lavoratore che dona il sangue si può consultare il sito dell’INPS.

 

L’amministrazione dei permessi per donatori di sangue

Per gestire al meglio i permessi dei donatori di sangue in azienda, insieme a tutte le altre variabili riguardanti le risorse umane, occorre un aiuto digitale che semplifichi e renda più efficiente l’operato degli HR manager.

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