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Le opportunità dell’economia 4.0
Si dice spesso che siamo solo all’inizio di una Quarta Rivoluzione Industriale, in cui settori precedentemente separati tra loro, quali l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, la robotica, le nanotecnologie, la stampa 3D, la genetica e le biotecnologie, si stanno ampliando, crescendo l’uno sull’altro, quasi fino a fondersi.
Al centro di questa rivoluzione ci sono le cosiddette piattaforme digitali, ovvero l’utilizzo delle piattaforme di co-creazione di valore basate sull’interazione tra consumatori e produttori. Basti pensare ad aziende come AirBnb, Amazon, Google, Facebook, Youtube, Ebay.
In questi casi la tecnologia viene usata per connettere persone, organizzazioni e risorse in un ecosistema interattivo in cui chi vende coopera con chi compra, usa o consuma.
Si supera il classico percorso dal produttore al consumatore per passare alla collaborazione fra le varie parti.
Secondo recenti stime della Commissione Europea, nel 2020 ci saranno circa 1 milione di posti di lavoro in più nell’ICT. Ciò vuol dire che per cogliere le opportunità dell’economia 4.0 ci sarà bisogno dello sviluppo di competenze digitali a 360 gradi.
Tra i profili più ricercati ci sono lo sviluppatore di software, il SEO specialist, il social media manager e tante altre professioni che segnano straordinarie tendenze di crescita per l’immediato futuro.
L’innovazione tecnologica, la comparsa di nuovi mercati e l’emergere di nuove tendenze di consumo sono solo alcuni degli aspetti che hanno generato la nuova onda digitale che sta trasformando il mondo.
La mobilità geografica delle aziende e delle persone, la nascita di nuove professioni e di nuove competenze trasversali, stanno trasformando quotidianamente il mercato, l’organizzazione aziendale e le più recenti forme di impiego.
Fondamentale è avere un efficace orientamento, possedere quindi gli strumenti utili a muoversi in un mondo del lavoro in costante trasformazione.
Il lavoro che cambia e le opportunità del digitale
Monitorare l’andamento del mercato ci fa stimare i possibili scenari futuri.
Secondo il report di Accenture “Harnessing revolution” presentato a gennaio 2017 al World Economic Forum, entro il 2020 oltre un terzo delle competenze deriveranno da abilità ad oggi non fondamentali.
Diventeranno decisive quelle che in gergo vengono definite soft skills, cioè le abilità sociali, comunicative e gestionali, le competenze trasversali acquisite nelle esperienze personali, professionali di ciascun lavoratore.
Come ad esempio il problem solving (sapersi adattare con resilienza alle difficoltà), il pensiero critico (capacità di capire, riflettere e rielaborare informazioni), il lavoro in team (il team building è il vero collante per la riuscita di un progetto aziendale o di un obiettivo professionale), l’intelligenza emotiva (riconoscere, comprendere e gestire le emozioni) e la creatività come capacità di pensare fuori dagli schemi.
Flessibilità, capacità di adattamento, riqualificazione professionale e desiderio di una formazione continua (Long Life Learning), sono quindi il nucleo essenziale attorno a cui costruire la nuova manifattura digitale.
A partire dalla metà degli anni Duemila l’innovazione tecnologica ha accelerato il cambiamento, questa volta attraverso la diffusione di internet e la produzione di massa dei tablet e degli smartphone.
Essere costantemente connessi in tutti i luoghi ha conseguenze centrali sull’economia contemporanea. Le conseguenze principali nell’organizzazione del lavoro sono due: l’economia 4.0 e lo smart working.
Il lavoro agile o smart working
Ovviamente nell’economia 4.0, basata su internet, bisogna anche cambiare abitudini e modi di pensare all’organizzazione del lavoro per riuscire a reagire in maniera tempestiva ai repentini cambiamenti.
Buona parte delle attività lavorative si può svolgere attraverso strumenti elettronici connessi alla rete e, attraverso la tecnologia cloud, si entra in possesso della totalità delle informazioni necessarie per svolgere la propria attività.
Qui il lavoro può essere qualificato né come dipendente, né come autonomo, bensì come una sorta di lavoro “di rete”. In questo contesto si diffonde il cosiddetto smart working, o lavoro agile, in cui il lavoratore svolge le proprie attività in modo flessibile e a distanza.
Si lavora per obiettivi di produttività da raggiungere in piena autonomia e con un crescente grado di responsabilità sul proprio operato, gestendo da remoto i clienti.
Un modello impensabile senza la digitalizzazione dell’economia, l’utilizzo del mobile e delle nuove piattaforme informatiche.
Tutta la tecnologia che ti serve per fare Smart Working!
A casa, in treno, in un bar o in un parco: tu dove lavori? Non avere un ufficio fisico è ormai pratica diffusa in tutto il mondo. In Italia, sta prendendo piede, anche se lentamente. Quali sono, quindi, le grandi aziende italiane che stanno investendo nello smart working?
La prima a provarci è stata la Vodafone nel lontano 2014 che oggi conta circa 3.500 dipendenti che possono scegliere di lavorare da remoto un giorno alla settimana. Barilla invece si è prefissata di raggiungere il 100% entro il 2020. Mentre i 7mila dipendenti Enel già oggi possono scegliere un giorno a settimana in cui lavorare da casa, Ferrovie dello Stato ha dato la possibilità a 500 dipendenti che si sono offerti su base volontaria. Per non parlare, ancora, di Alstom, Philips, Sisal, Unicredit, Intesa San Paolo, Qui! Group.
Anche se, c’è da dire che era una realtà già presente. Stando all’ultima ricerca dell’Osservatorio «Smart Working» del politecnico di Milano, i lavoratori autonomi sono oltre 250mila – circa il 7% del totale di impiegati, quadri, dirigenti – dato in crescita del 40% rispetto al 2013. A essere interessate sono essenzialmente le grandi aziende, dato che il 30% ha realizzato nel 2016 progetti ad hoc. Ancora indietro, invece, le Pmi, la cui diffusione è ferma al 5%.
Per gestire i tuoi orari di lavoro Peoplelink ti dà la possibilità di fare smart-working immediatamente con qualunque device e ti basta scaricare un’App!
Per timbrare il cartellino? Ci ha pensato Peoplelink!
“Un tempo quando sorgeva il sole si cominciava a lavorare e quando tramontava si tornava a casa”.
Oggi gli strumenti per stabilire la durata della giornata lavorativa sono cambiati, diventati sempre piu’ piccoli fino a entrare nelle tasche di ognuno: si può timbrare il cartellino con uno smartphone, garantendo la privacy del lavoratore. A dettare le regole sulla possibilità di utilizzare lo smartphone per rilevare l’orario di inizio e fine della giornata lavorativa è stato il Garante della Privacy.
La soluzione che Peoplelink ha pensato è racchiusa in un applicativo cloud ed in un’App mobile. Un’ App che permette di snellire le procedure relative alla gestione organizzativa e amministrativa del personale che opera fuori sede.
Il Garante della Privacy, a garanzia della totale sicurezza e riservatezza del dipendente, ha certificato il software Peoplelink come il primo e l’unico utilizzabile su un dispositivo personale, oltre che aziendale.
L’applicazione installata dall’azienda non interagisce con gli altri dati contenuti nel dispositivo di proprietà del lavoratore (ad esempio, dati relativi al traffico telefonico, agli sms, alla posta elettronica, alla navigazione in internet o altre informazioni presenti sul dispositivo).
L’app di Peoplelink che ti semplifica la vita
L’applicazione People@Time, sviluppata da Peoplelink, abbatte così tempi, costi e burocrazia. Una piccola innovazione, per gestire la timbratura e il rilievo delle presenze in maniera flessibile, veloce e affidabile per tutti i lavoratori, ovunque si trovino.
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