È importante che un dipendente pubblico o privato sappia cos’è l’aspettativa sul lavoro, quando può essere richiesta e come può essere ottenuta.
Infatti, questo strumento normato da leggi e da contratti collettivi permette di lenire alcuni problemi che non sarebbero risolvibili avendo l’obbligo di presentarsi ogni giorno al lavoro.
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Aspettativa: definizione generale e nel mondo del lavoro
Il primo significato della parola “aspettativa” è “attesa” e già questo sinonimo fa capire il nesso con il mondo del lavoro.
Il termine, però, non viene associato a coloro che sono alla ricerca di un impiego, ma è usato per indicare un periodo di sospensione dall’attività lavorativa.
Sul vocabolario Treccani la definizione di aspettativa sul lavoro è la seguente:
“Nel rapporto di lavoro, sospensione temporanea dell’obbligo del dipendente di prestare servizio (per malattia o infermità, gravi motivi di famiglia, servizio militare, conferimento di cariche elettive politiche o amministrative), con la corresponsione, in alcuni casi, della retribuzione, intera o ridotta”.
La precisazione soprariportata è necessaria perché questo diritto, a cui possono appellarsi molti dipendenti, spesso viene confuso o non capito perfettamente.
Come si evince, non esiste un solo tipo di aspettativa e non un solo motivo per cui chiederla.
È il caso di fare ulteriore chiarezza.
Aspettativa retribuita e aspettativa non retribuita
La prima grande distinzione che bisogna fare quando si parla di aspettativa in un’azienda è tra quella retribuita e quella non retribuita.
Nel caso dell’aspettativa retribuita, in determinati casi stabiliti per legge e contratto, il dipendente può chiedere una pausa dal proprio lavoro continuando a ricevere lo stipendio e vendendo versati i contributi.
Praticamente il datore di lavoro continua a pagare il dipendente anche se effettivamente non svolge le sue attività lavorative.
Al contrario, l’aspettativa non retribuita corrisponde al diritto del lavoratore di assentarsi per un periodo dal lavoro senza ricevere lo stipendio, ma avendo la garanzia da parte del datore di lavoro di non essere licenziato.
In entrambi i casi alla fine dell’aspettativa la persona deve tornare regolarmente alla propria attività in azienda, conservando tutti i diritti di cui godeva prima dell’assenza.
Motivazioni aspettativa: quando si può chiedere la sospensione dal lavoro?
Come è evidente da quanto detto fino a qui, l’aspettativa non può essere chiesta senza avere una concreta giustificazione.
Motivi per aspettativa retribuita
Le principali motivazioni per l’aspettativa retribuita riconosciute dalla legge sono:
- Lutto o infermità
- Matrimonio
- Assistenza familiare disabile (legge 104)
- Volontariato
Il permesso retribuito per lutto o infermità di un familiare può essere richiesta fino a una settimana dopo l’evento e per non più di tre giorni durante l’anno.
L’aspettativa per matrimonio, o congedo matrimoniale, può essere chiesta in un periodo successivo al giorno delle nozze e può durare al massimo quindici giorni.
La sospensione dell’attività lavorativa motivata dalla legge 104 è retribuita per i tre giorni al mese concessi per visite mediche ed è concessa, ma non retribuita, per un periodo lungo fino a tre anni, ovviamente per assistere un familiare portatore di handicap.
In caso di calamità naturali per cui è richiesto l’intervento della Protezione Civile o di associazioni ad essa connesse il lavoratore che è anche volontario di una di esse può assentarsi dal lavoro per un massimo di novanta giorni continuando ad essere pagato regolarmente dal datore di lavoro. Nel caso di un evento classificato come “emergenza nazionale” può essere concessa un’aspettativa di centottanta giorni.
Motivi per aspettativa non retribuita
Si può chiedere un periodo di aspettativa non retribuita per:
- Motivi personali
- Motivi familiari
- Formazione
- Carica pubblica
- Malattia
L’aspettativa per motivi personali consiste in una pausa dal lavoro che il dipendente chiede in un momento particolarmente gravoso o quando ha esigenza di svolgere altre attività non lavorative. In questo caso il periodo massimo richiedibile è di un anno o, per meglio dire, dodici mesi.
L’aspettativa per motivi familiari è concessa, in realtà, per gravi eventi per cui il dipendente deve assistere un parente fino al terzo grado, ad esempio per sostenerlo durante la cura di una malattia, per aiutare un portatore di handicap, per un decesso. Lo stop dal lavoro con questa giustificazione può durare al massimo due anni.
L’aspettativa per formazione è richiedibile sia dal dipendente pubblico che da quello privato per seguire studi che non riguardano la formazione programmata dall’azienda in cui lavorano. Ad esempio può essere concessa per terminare un percorso di studi (scuola dell’obbligo, diploma, laurea) o per seguire un corso di formazione diverso da quelli aziendali. La durata massima è di undici mesi, ma l’aspettativa può essere chiesta solo da chi è assunto nella stessa impresa da almeno di cinque anni.
L’aspettativa è concessa anche a chi vince un dottorato di ricerca e in questo caso ha la durata del dottorato stesso.
Nel caso in cui il lavoratore venga eletto per svolgere un incarico pubblico o sindacale può ottenere un’aspettativa della durata del mandato.
Molti contratti collettivi prevedono anche un’assenza giustificata che non comporta la perdita del posto di lavoro quando il dipendete contrae una malattia prolungata che non gli permette di svolgere la propria attività professionale o per la quale deve seguire cure.
Come chiedere l’aspettativa
Per richiedere l’aspettativa non retribuita non bisogna rivolgersi a particolari enti, ad esempio l’INPS, o a studi legali, ma basta recarsi presso l’ufficio del personale oppure direttamente dal datore di lavoro, se non esiste un responsabile delle risorse umane, e chiedere l’apposito modulo con tutte le indicazioni.
La domanda del dipendente e la risposta dell’azienda devono essere in forma scritta, in modo che tutto resti tracciato e consultabile anche dopo qualche tempo. Questo vale quando la richiesta di aspettativa è concessa, ma anche quando c’è un’obiezione da parte dell’azienda.
A fronte della domanda del lavoratore il datore di lavoro è obbligato a rispondere entro dieci giorni.
È importante sottolineare che i dipendenti pubblici possono chiedere un’aspettativa lunga fino a un anno per svolgere un lavoro in proprio, mentre il dipendente di un’impresa privata non può usare questa giustificazione per ottenere una sospensione dal lavoro.
Proprio perché, tra le moltissime attività che deve monitorare un HR manager ci sono anche le richieste di aspettativa sul lavoro inviate dai dipendenti, per non perdere di vista nessuna operazione riguardante la gestione delle risorse umane si può ricorrere a piattaforme digitali e software che semplificano tutti i processi HR aziendali.
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